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Social Media Marketing, ma tu ci credi nei Social?

Social Media Marketing, ma tu ci credi nei Social?

Domanda provocatoria, che nasce da un recente scambio di e-mail con uno di voi.

Mi si chiedeva: “E’ così presente la riprova sociale anche quando si parla di business, che dovrebbe essere molto più razionale e ponderato?”

Ebbene sì!

La riprova sociale è uno dei quattro “motori” decisionali più forti in tutti noi ed i social network aiutano in questo come nient’altro.

Ma facciamo un passo indietro.

Un tempo quando avevamo bisogno di un prodotto o un servizio, ci guardavamo intorno nel nostro quartiere, chiedevamo ad amici e conoscenti e se proprio non c’era altra scelta sfogliavamo l’elenco telefonico. Punto.

Oggi qualunque domanda ci passi dal cervello ci affidiamo alla rete, di solito a google e poi cerchiamo conferma del professionista scelto tramite forum o social network.

Ecco che le reti sociali acquisiscono un importanza ed una capacità di influenza sulle nostre decisioni, inimmaginabili fino a qualche anno fa.

Il perché è presto detto: anche in un ambito serio, ponderato e razionale, qual è il mondo del lavoro, dietro ad ogni decisione c’è una persona, con le sue forze e debolezze, ed ogni decisione viene filtrata dalle nostre convinzioni più profonde.

Aggiungiamo la scarsa disponibilità di informazioni: se ho bisogno un copywriter, o un Smm, è altamente probabile che io abbia ben chiaro l’obiettivo che voglio raggiungere, ma che non sappia come farlo, altrimenti non cercherei un professionista a cui affidare il lavoro.

Due possibilità

In questo caso abbiamo due possibilità:

  1. Studiare tutto sull’argomento e diventare un esperto, ma questo comporterebbe uno spreco di tempo.
  2. Valutare quanto le persone selezionate ne sappiano, anche e soprattutto l’immagine che la rete ha di loro , ed ecco che social network e blog personali acquisiscono rilevanza.

Scorciatoie cognitive

Il nostro cervello è già predisposto, programmato se volete, per operare scelte importanti in tempi brevi.

Tendiamo inconsciamente a ricercare in noi qualcosa di simile che si possa adattare al contesto e spesso questi “ancoraggi” attengono ad informazioni molto radicate in noi o che ci sono state fornite in modo subliminale.

Avviene così che percepiamo punti di riferimento in modo non consapevole.

Quante volte abbiamo sentito la frase “l’ha detto il telegiornale”, o ancora “tutti dicono che …”

Ecco: ma tutti chi?

Magari solo 50 o 100 profili facebook, forse solo qualche decina di account twitter, eppure questo fa scattare in noi un modo diverso e meno critico di valutare un professionista.

Se poi il professionista in questione sa muoversi bene, non litiga, dimostra una certa competenza nello scegliere i contenuti che condivide con le proprie reti, se ha un sito e un blog tramite i quali elargisce “perle” che attengono al suo campo d’azione e lo sa fare in modo comprensibile ai più, allora il nostro cervello per quella particolare caratteristica che vuole i nostri comportamenti coerenti con le nostre più profonde convinzioni, andrà a costruire le parti mancanti per dimostrare che “se va bene a tutti, va bene anche a me”.

I punti di riferimento assunti per una scelta, per quanto indotti e alle volte irrazionali, influenzano fortemente i processi cognitivi alla base delle nostre decisioni.

La “riprova sociale” è uno dei punti di riferimento più radicati in noi, e poiché questa è una convinzione fondamentale, il nostro inconscio comincia a lavorare per ipotesi fino a trovare quella che più la conferma, scartando in automatico i dati negativi.

L’importanza di un blog bene gestito e di un sapiente utilizzo delle reti sociali, appare evidente.

Creare passaparola positivo diventa determinante, anche e soprattutto perchè la rete è meritocratica molto più del mondo off-line.

Sulla rete conta poco quanti soldi hai, quali titoli o quali persone altolocate conosci. Sulla rete conta chi sei, come ti comporti e quello che sai.

Ecco che se hai sessantanni e riesci a rapportarti con efficacia con i ventenni, nessuno ti considererà troppo vecchio, mentre se hai solo 25 anni ma nel tuo campo ne sai davvero, nessuno oserà dire sei troppo giovane, ma anzi diventerà un punto di forza, ti farà apparire ancora più bravo.

Tornando alla domanda iniziale, ma tu che con i social ci lavori, ma poi ci credi nei social?

Perché molti di voi ho avuto l’onore di conoscerli e dico onore perché vi reputo straordinariamente bravi, molto più di tanti professionisti super titolati che ho conosciuto off-line, ma spesso ho la sensazione che i primi a non credere così fortemente alla forza della rete siate proprio voi.

La rete non è altro che una lente d’ingrandimento su quello che siete, anche e soprattutto per quelli che sono i vostri clienti che di rete social capiscono poco.

Se vi trovano è grazie al passaparola positivo che il vostro modo di essere e la vostra professionalità ha generato e questa è una cosa che andrebbe applicata ad ogni attività.

Per quanto faticoso in termini di tempo impiegato e costoso l’avvalersi di uno di voi, è sempre meno costoso che una campagna tradizionale, incredibilmente più efficace e soprattutto mi sento di dire che il costo vero non è tanto esserci sulla rete, ma non esserci (o esserci male)

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