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Marianna, la regina dei venti

Marianna, la regina dei venti

Un pigro pomeriggio di un’estate calda mi siedo al solito tavolino del solito bar nel marina Rubicon a Playa Blanca, Lanzarote.

Oggi voglio bere qualcosa di forte, di più corroborante di un caffè e del solito mezzo litro d’acqua.

“Un thè freddo alle verdure” – ordino al cameriere.  Lui mi guarda perplesso e allora aggiungo: “verde. Non pesca o limone, verde”. Sorride e ritorna poco dopo con un bicchiere guarnito da due foglioline di menta e una cannuccia colorata.

Sto osservando la barca ormeggiata, e come sempre sto pensando che per attraversare l’oceano mi serve un equipaggio. Non posso farlo in solitaria, non ne ho le competenze e soprattutto non ne ho il fegato. E poi il cat è troppo grande per gestirlo da solo da qui ai Caraibi. L’oceano è troppo grande per affrontarlo da solo con un natante simile.

L’oceano. Il grande blu. Cavolo come è blu. Proprio tanto e poi non finisce mai. Guardi l’orizzonte e c’è solo altro mare. Altra acqua.

Acqua… tanta acqua. In ogni direzione.

A novembre partono  da qui tutti i matti che vogliono attraversare l’Atlantico a vela, perché gli Alisei cominciano a soffiare con forza e costanza verso ovest e poi è il periodo senza uragani.

Là oltre l’orizzonte a circa 3000 miglia nautiche ci sono le isole caraibiche, quasi tutte territori francesi d’oltre mare. Un angolo di europa quanto a sicurezza, un paradiso per i velisti. Poi se vuoi ti fai un giro del mondo o ritorni con una rotta più a nord. Ma il problema è un’altro: per fare una follia simile mi serve qualcosa che non ho. Non so cosa sia, ma so che mi manca. Forse è solo il modo di preparare la barca, o forse un criterio migliore per selezionare l’equipaggio.

Le cose vanno fatte bene. Sono giorni che sto cercando di capire cosa mi sfugge.

Buono questo thè.

Sono li che mi godo la leggera brezza salmastra osservando l’oceano ed ecco che arriva lei: Marianna.

Che tipa strana, sempre gentile con tutti, ma mai troppo con uno soltanto, sorride saluta educata e continua per la sua strada, ma guarda ovunque, vede tutto, ha sempre una visone completa d’insieme e al tempo stesso riesce a focalizzarsi su piccoli dettagli, riesce ad essere al contempo una signora riflessiva e una frizzante ragazzina.

Interessante, no?

Ha quel piccolo legno ormeggiato poco più in là al quale lavora alacremente da un sacco di tempo.

Qualche volta è buffa: l’abbiamo vista arrivare con tacchi a spillo e una mise degna di una serata in discoteca con in mano salvagenti e pezzi di pagliolato in iroko.

Altre volte la vedi che sembra appena uscita dal parrucchiere ma indossa un vecchio paio di jeans, una maglietta e un saldatore tra le mani per qualche lavoro sula barca.

L’abbiamo vista discutere con architetti navali, operai e un paio di ammiragli.

A volte sembra più alta di quanto sia in realtà. Appare a tute le ore, sia di giorno che di notte, non la fermano la pioggia, il vento né le ore più calde nei pomeriggi assolati.

Bella Marianna, molto bella. Non ha del burbero marinaio con tatuato “mamma” sulla spalla sinistra e una tartaruga sulla destra.  Non ha nemmeno i baffi Marianna. Quando arriva in porto c’è gente che smette di parlare per guardarla. Chi per la figura, chi per capire cosa stia per fare. Incuriosisce.

Oggi è arrivata con un ferro da stiro e una borsetta da sera. Ha un che di elegante sempre, e l’unica cosa che si sa effettivamente di lei è quel suo piglio deciso e cordiale, che indica la persona capace, preparata e gentile che sa esattamente dove vuole andare, come e perché. Siamo noi a non capire bene.

Quel che è certo è che la transat la farà, e la farà per conto suo, su una barca che gli altri non userebbero per tale scopo. La sta preparando.

“ecco, lo sapevo. Sta facendo una cosa strana. .. cosa cavolo ci fa arrampicata sull’albero a metà altezza con il ferro da stiro in mano?”

Osservo e… diamine che donna geniale!

Ha cazzato il boma con tutta la forza che ha. Il ferro da stiro è legato ad una scotta collegata alla cima della randa. Facendolo salire e scendere aggrappata all’albero sta valutando la flessibilità dello stesso sotto la spinta della brezza pur restando ancorata in porto.

Usa un ferro da stiro, come contrappeso!

Ecco cosa serve: la conoscenza approfondita dei più piccoli dettagli, la sicurezza di sapere esattamente quali trazioni e sollecitazioni possono reggere i tuoi mezzi e fino a che punto potrai spingerti. Perché poi là in mezzo all’oceano si è soli e se arriva un “groppo” devi saper contare solo su te stesso e sfruttare al meglio le tue risorse. Tanto qualcosa finirà per rompersi, i pezzi di “rispetto” non bastano mai: ti devi inventare e arrangiare.

Bello vedere questa donna saltare da babordo a tribordo leggera e agile. Volteggia, è proprio il caso di dirlo, tra sartie e paterazzi che sembra Carla Fracci sul palco.

Oggi le ho offerto un caffè, per scambiare due parole, e ho notato sul suo braccio sinistro una scritta tatuata: Kintsugi. Che significa “riparare con l’oro”

Ecco ora tutto acquista un significato. Lei è tante cose, tante passioni e tanti talenti e li mette insieme. L’intelligenza a volte viene definita come la capacità di applicare ciò che sai a un problema nuovo che non ha a che fare con le tue conoscenze e trovare così una soluzione nuova ed efficace.

Riparare con l’oro. Ed è oro il modo in cui fa le cose. Quella capacità di guardare in modo differente, l’agilità e l’eleganza nel muoversi, le idee colme di fantasia e tecnica al tempo stesso, che propone nelle sue soluzioni, nel suo modo di affrontare le cose.

Sarà lei la regina dei venti che soffiano verso ovest e la prima ad arrivare in Martinica. O magari non la prima, ma il viaggio, la sua veleggiata, saranno un esempio che farà storia.

Scommettiamo che da qui a qualche anno la si studierà come esempio da imitare?

Sai, di foto ce ne sono tante di Marianna, ma questa parla di lei più di ogni altra. In questa c’è l’essenza del suo modo di essere, dall’attenzione ai dettagli (guarda come ha truccato gli occhi) alla consapevolezza dei suoi punti di forza (hai notato, vero, che il suo sguardo dice mille parole?), dalla voglia di parlare di sé (il tatuaggio sul braccio in primo piano) ma senza esagerare (e così è lievemente sfuocato il tatuaggio) Quella voglia di dire al mondo: so cosa guardare e scegliere gli istanti giusti, conosco i tempi e so come sfruttarli in modo professionale (la nikon è tra il meglio del mercato) e il tocco elegante che promette di portare in ogni cosa che farà (l’acconciatura) con un occhio alla tradizione, alla storia, perché alle spalle c’è lo studio e il rispetto del passato dal quale sa cosa attingere (la foto è in bianco e nero) ma rivisto in chiave moderna e proiettata al futuro (la foto è digitalizzata con attenzione e mestiere).

Roba da restare senza parole, ma con mille idee che solo le persone di grande caratura sanno trasmettere senza bisogno di aprir bocca.

Ce ne sono di cose che dice questa  immagine su questa donna.

Questo è il modo in cui da una foto, da due parole qua e tre sguardi là si evince l’essenza di una persona. E questo il modo in cui scegli quale immagine guardare, perché mille ne ha Marianna sui suoi profili, ma solo una parla di lei in modo completo. E questo è il modo per sapere cosa puoi aspettarti da una persona, quando serve davvero, quando arrivano le tempeste e le cose si fanno serie. Il resto sono chiacchiere da bar.

Complimenti Marianna, solo una domanda: cosa c’è nella pochette che hai lasciato sulla tuga?

Ah, Marianna Farese la trovi qui, e conoscerla meglio può solo essere un grande vantaggio anche per te.

A me ha dato una prospettiva nuova su come proseguire in un progetto che considero il più importante e grande abbia mai avuto tra le mani.

Ps: grazie Marianna

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