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Mai fatto caso a quanto siano lenti i giganti?

Mai fatto caso a quanto siano lenti i giganti?

C’è un libro che lessi circa una ventina d’anni fa, del quale non ricordo né il titolo né l’autore (perdonami ma ho un’età) e non lo trovo più, probabilmente lo prestai a qualcuno… mai prestare i libri.

Comunque, dicevo di questo libro. Era la storia di un naufrago ed era tutto imperniato sulla disperazione di questo personaggio per essere finito su un’isoletta deserta e fuori da qualunque rotta commerciale.

Finché per uno strano caso un giorno vede una petroliera .

Si prodiga in segnali dando fuoco a tutto quanto poteva, ma vede questa enorme nave passare davanti all’isola e poi scomparire all’orizzonte.

Il libro si dilungava nella descrizione di tutti i pensieri che assalirono il povero naufrago nella notte: la disperazione appunto di essere su un’isola deserta, la convinzione che tutto quanto fatto non fosse bastato a farsi vedere, o semplicemente non avevano capito fosse una richiesta d’aiuto. Fino alla conclusione che sarebbe morto su quell’isola lontano da tutto e tutti.

Il naufrago si addormentò con questo pensiero, ma la mattina successiva la grande nave era ferma al largo, mentre una piccola lancia si dirigeva verso l’isola.

Il motivo era molto semplice: una petroliera ha motori ad olio, adatti a farla spostare lentamente negli oceani, ma per manovrare usa un sistema differente con un tipo di carburante diverso.

Quindi il comandante della nave, accortosi del segnale di soccorso diede ordine di spegnere i motori, che una volta raffreddati sarebbero stati svuotati dell’olio, e poi riutilizzati con il carburante adatto a fermare e manovrare.

L’operazione però richiese alcune ore, ecco perché scomparve all’orizzonte.

Fosse stato un kayak avrebbe girato su sé stesso in pochi secondi, prendendo la direzione migliore e più rapida all’istante.

Le aziende sono un po’ così: se sono molto grandi hanno sedi in tutto il mondo e spostano quantità di merci inimmaginabili, facendo affari ovunque con grande profitto.

Hanno un potere contrattuale enorme quando acquistano e possono permettersi di vendere con margini ridottissimi sul singolo pezzo, hanno un nome forte, riconoscibile e spendibile ovunque.

Magari hanno anche una posizione che pare inattaccabile sul mercato. Vuoi un paio di esempi? Google, Apple, Facebook, Amazon.

Quattro giganti, che per muoversi ci mettono un secolo, che sono inattaccabili finché non crescono ancora e allora accadrà come per Microsoft che un’intervento dell’antitrust ne calmierò la crescita. Perché non è consentito avere una posizione troppo dominante.

Ad oggi queste aziende che ho portato come esempio (a parte Apple) sono quasi dei monopoli nel proprio raggio d’azione. Apple invece domina in modo differente, ma è comunque talmente grande da essere divenuta lenta.

Innovazione poca, più che altro tutti tendono a proporre qualcosa che in effetti era già disponibile da qualche parte, spesso incorporando piccole start up.

Il punto è che se il mercato cambia rapidamente su qualcosa di sostanziale, il tempo di risposta di questi pachidermi è drammaticamente lento.

Apple ad esempio spense la luce a Rim con un giocattolo (il primo iPhone non era ciò che è ora), così come Facebook fece con Myspace e Google con… beh con tutti i motori di ricerca di 15 ani fa.

Questo stato di cose è riscontrabile anche nell’industria più tradizionale: il gruppo Volkswagen ad esempio possiede un tale numero di brand da coprire ogni fascia di mercato a partire da un marchio generalista come Seat e passando al premium Audi e a salire nel segmento luxury con Porsche, Lamborghini, Bentley fino al super lusso di Bugatti.

Si potrebbe pensare che solo altri giganti di tale spessore possano essere in concorrenza con un gruppo con tali risorse, eppure esiste una piccola fonderia nel Regno Unito, che produce non più di 2000 blocchi motore all’anno.

Sai le fonderie? Quelle con tanto caldo e un omino che versa il metallo liquido in uno stampo? Ecco proprio quelle.

E sono piccoli, ma talmente bravi che non solo alcuni marchi del gruppo Vw, ma anche la sua concorrenza, o i Team della Formula 1 e di parecchie altre categorie, quando hanno bisogno qualcosa di realmente di livello alto si rivolgono a questa piccola azienda dispersa nella campagna inglese.

Il punto è che essendo piccoli, possono permettersi di cambiare prodotto in un lampo, e prototipare con una precisione e rapidità sconosciute ad una catena di montaggio.

Se annusi il mercato, se cerchi di cogliere quei segnali debolissimi che il mondo dell’economia ti invia quotidianamente, puoi scoprire che per incrociare le tue competenze con quello che sarà richiesto fra 12/18 mesi, non ci vuole poi molto.

Il vantaggio che hai è duplice: puoi cambiare direzione in fretta (diciamo una settimana) e fare concorrenza alla multinazionale, la quale non si accorgerà di te fino al momento in cui non cercherà di comprare il tuo know how, e probabilmente tu avrai già qualcosa in più o avrai già un’altro mercato per le mani.

I mestieri che resteranno con il tempo non sono pochi, mentre saranno poche le grandi realtà che conosciamo oggi a favore di altre nate da piccole organizzazioni e cresciute molto rapidamente, proprio fiutando il mercato.

La sfida sta nel riuscire a mantenere una struttura sufficientemente agile per non farsi schiacciare dai giganti e riuscire a individuare e sfruttare quelle nicchie inesplorate di cui è pieno il mondo.

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