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Non sono numeri, sono Persone

Non sono numeri, sono Persone

Alcuni li chiamano dipendenti. Poi ci sono quelli che si spingono a Collaboratori, scivolano su “Membri del Team” , rasentano fantasiose definizioni tipo “equipaggio, squadra, associati”, …. sono le risorse umane. Risorse. Già risorse è una parola interessante, quantomeno sposta il focus da “costo fisso”a qualcosa di positivo.

Alla Disney li chiamano “membri del cast” mentre Starbucks li definisce “partner”.  McDonald a volte usa espressioni tipo “crew member”.

Ah, ci sono anche quelli che con una punta di orgoglio dichiarano: il mio staff!

Poi ci sono: operai, colletti bianchi, quadri, colletti blu….

E io lo capisco che in qualche modo vanno definiti per riuscire a capirsi, e che non sempre si può farne una questione di filosofia spiccia, per cui mi va bene tutto. All’esterno però, quando si comunica all’esterno dell’organizzazione per definire chi lavora in azienda si possono usare tutti i termini che si vuole.

Ma il problema nasce quando si comunica all’interno. Quando si parla tra colleghi e di una specifica realtà. o tra un responsabile del personale (ah ecco c’è anche “personale”) e l’AD.

Perché anche e soprattutto in questi casi, si usano definizioni che, diciamocelo, sono praticamente sinonimi di “numero”.

Mai nessuno che dica semplicemente “persone”.

Sono persone, non sono numeri. E come tali vanno trattate. Sono persone, tante, tutte diverse, ognuna con una storia da raccontare, ognuna con la propria battaglia da vincere, con sogni e speranze e con capacità, talenti, preparazione e competenze diverse.

Recentemente ho rifiutato un lavoro con una banca: dopo poche ore avevo scoperto tecnici preparatissimi messi a fare fotocopie, e ragazzini appena assunti senza alcuna esperienza alle spalle formati in poche ore su tecnica bancaria e mandati a gestire i clienti.

Perché? Per fare cassa al volo, togliersi di torno chi può contestarti un modo di lavorare e che oltretutto ti costa come stipendio (svilisci senza fare mobbing. Si può fare, è semplicissimo) e intanto prendi qualche giovincello a tempo determinato da mandare a far carne da macello. Sono numeri che devono far numeri e di corsa, così gli azionisti sono contenti.

Ma accade non solo in alcune banche. Ci sono decine di aziende nelle quali arriva il manager titolatissimo che fa cassa al volo facendo disastri a medio termine, ma nei primi 12/18 mesi si vede un picco nelle entrate, e poi se ne vanno prima dell’implosione con buonuscita da sogno e pronti a far danni da un’altra parte, perchè “ho lavorato per x, hanno avuto un +xy di fatturato poi me ne sono andato e adesso boccheggiano”. E lasciano sul campo i “dipendenti” che di solito sono anche la prima cosa che si cerca di tagliare.

Eppure sono risorse, non costi. Soprattutto se li consideri per quello che sono: persone.

Ed è tutto lì. nel dire “persone” e nel ricordarsi che lo sono e nel mettere ognuna di queste persone nelle condizioni di essere al meglio di sé. Solo così potrà dare un apporto significativo all’organizzazione per la quale lavora e solo così si avrà un valore aggiunto inestimabile.

Si ricavano passaparola positivo sull’azienda e sui suoi prodotti, migliorano la produttività e crolla il turn over che da solo ha un costo mostruoso.

Persone. Sono persone che possono risolvere i problemi di distribuzione, magazzino, produzione, spedizione e quant’altro meglio di chiunque. Perché nessuno conosce ciò che non funziona in una data fase del lavoro, quanto chi quel lavoro lo svolge ogni minuto della giornata.

Fino a che continuerai a definirli come numeri, continueranno a chiamarti padrone. Non funziona, non a lungo termine.

Ciò che ci distingue dalle macchine, è la capacità di immaginare in grande. Di sognare se vogliamo.  Ed è questo immaginare che genera soluzioni creative che sono quelle che fanno la differenza tra qualcosa di strabiliante e un semplice, insulso e replicabile numero.

Se tratti le persone come numeri, puoi anche sostituirle con dei robot, e tu sarai sostituito da un software.

Chiamali Persone. E comincia a preoccuparti del loro benessere: un’organizzazione funziona solo se mette le persone al centro di tutto.

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