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Un passo dietro l’altro

Un passo dietro l’altro

Un passo ala volta, un passo dietro l’altro.

La cosa è questa: Simone Bennati è un tipo pungente e sagace (e molto bravo nel suo mestiere) e a me piace un sacco leggere i suoi articoli, ma non solo.

A me piacciono molto anche le sue riflessioni, sempre espresse in modo colorito, spesso divertente, ma soprattutto molto “centrate”. Simone si fa domande, e poi le propone alla rete e qualche giorno fa esprime questa idea:

“Ovunque io sia andato e qualsiasi sfida abbia raccolto, mi è sempre stato detto e ripetuto, a volte anche fino alla nausea, che per vincere sarebbe stato necessario fare le cose per bene. In realtà non è vero un cazzo. Sono cose che si dicono tanto per. Un po’ per darsi un tono e mettersi contemporaneamente in pace la coscienza, fingendo di sposare principi alti, quali la meritocrazia e il concetto di qualità come fonte di successo, e un po’ per assicurarsi l’impegno cieco di quei pochi che ci avrebbero creduto e che si sarebbero così sentiti motivati a dare il 300%. Fregnacce. Fregnacce in un mondo di fregnacciari.” 

(no, niente screenshot perché io non so come si fa e francamente non mi interessa, ma se vuoi sapere se è vero segui il link chiedi a Simone)

Veniamo a noi.

In un certo senso ha ragione, ma tutto parte da un errore di fondo: qualcuno dice una frase con un senso, qualcuno capisce, altri meno e la riportano, ma male e alla fine il senso cambia fino a che non arriva qualcuno come il signore qui sopra che grida “oh il re è nudo”.

Un po’ come quella storia del “sbagliando si impara” che è una frottola incredibile. Intanto perché dall’errore non impari come si fa e poi perché il senso era che per arrivare ad avere successo in qualcosa devi tentare e se non sai come si fa, si va per tentativi. E quando vai per tentativi ogni errore, ogni modo sbagliato, è una cosa da scartare. Un po’ alla volta fino a che arrivi al sistema giusto.

Però non sempre puoi andare per tentativi, o meglio non sempre è saggio andare solo per tentativi. Magari puoi guardarti intorno e cercare chi ha già raggiunto il risultato che ti interessa e vedere come ha fatto. Non è un concetto complicato, si studia dall’età di 6 anni in poi proprio per questo: per risparmiare tempo e imparare la parte che funziona. Magari in prima elementare si fatica a capirlo, ma prendi una lezione di chirurgia all’università: puoi imparare dal chirurgo che sa bene come si maneggia un bisturi e dove esattamente incidere, o puoi andare per tentativi. Assurdo andare per tentativi in questo caso, non ti pare?

Ecco è così per tutto. A volte ci sono persone che hanno già fatto quello che stai cercando di fare e con ottimi risultati, per cui può essere una buona idea cercare di studiarsi come abbiano agito e imitarli.

Però imitarli nella procedura, nel metodo, che non significa copiarli pari pari, perché cambiano i contesti.

Tanti anni fa, quando mi dilettavo con le corse automobilistiche, mi accadde una cosa interessante: un amico mi chiese se aveva agito bene quando la sua auto andò in acquaplaning.

Ricordo che mi descrisse con notevole dovizia di dettagli tutto ciò che accadde e quando gli chiesi “ma l’auto l’hai portata a casa o hai picchiato?”  e mi rispose “tutto ok” allora dissi che aveva agito bene, pur essendo tutto quanto mi aveva raccontato esattamente il contrario di ciò che va fatto.

Perché?  Semplice: la cosa migliore da fare in una data situazione, non è detto che sia la migliore in assoluto. A volte si deve cambiare uno o più dettagli fino ad arrivare ad avere un comportamento diametralmente opposto.

Quindi?

Quindi se vuoi vincere devi fare le cose bene, ma definire quel “bene” è arduo.

Perché tutti quelli che hanno ottenuto il successo in qualcosa lo hanno sempre fatto distinguendosi tanto dalla massa, sia nelle procedure che nel concetto di qualità e di metodo. Ci sono soggetti che hanno una mente analitica, che non lasciano nessun dettaglio al caso, altri che seguono l’istinto.

Che serva impegno è innegabile, che quell’impegno non significhi dare il 300% anche. Perché magari ti bastano 10 minuti per risolvere una questione che a qualche altra persona richiederebbe 6 mesi di lavoro.

A me capita spesso di risolvere in pochi minuti una negoziazione che magari è ferma da settimane, in compenso ci metto 6 giorni a scegliere una foto per il blog, e di solito sbaglio foto.

Preparazione? Si anche, ma il metodo che uso io nel mio, è abbastanza differente da quanto si insegna di solito, però funziona molto meglio e soprattutto molto più velocemente.

Il punto è che se vuoi vincere una sfida, non ci sono percorsi obbligati, né si rende necessario spendere il proprio sangue per arrivare ad un’obiettivo.

Non serve fare qualunque cosa, basta fare il necessario

Un passo alla volta, determinazione e un buon motivo per farle le cose. Poi il resto viene da sé.

Per cui sono d’accordo con Simone: Fregnacce, che di solito ti raccontano quelli che in qualche modo vogliono sfruttare il tuo lavorare senza sosta per un progetto personale.

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